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Partendo dalle proprie esperienze di viaggio, Emilio Lonardo si propone di tracciare le caratteristiche dei ribelli, quelle figure che hanno prodotto rotture e discontinuità nella storia, seguendone le tracce nei luoghi che li hanno visti protagonisti. Un libro che è allo stesso tempo saggio, racconto e taccuino di viaggio; avvincente perché l'autore ha saputo cogliere quelle azioni che sono insieme speranza e opportunità di rinnovamento. Nella prima parte, desunta dalle personali esperienze nella Cuba rivoluzionaria, in Vietnam, Birmania e India, vengono rappresentate figure che esprimono significative scelte di ribellione. Un vero e proprio diario in itinere, intenso e dettagliato grazie alla conoscenza del mondo orientale e alla lunga pratica di Yoga e di meditazione Vipassana. Il maestro dell'autore, John Eart Coleman (agente della CIA in Thailandia negli anni 50, ribellatosi alle regole della "ragion di Stato"), lo è stato anche di Tiziano Terzani che a questa esperienza dedica un capitolo di "Un indovino mi disse". La seconda parte approfondisce l'indispensabilità del "ribelle" per una società che vuole progredire. Periodi storici caratterizzati dall'assenza di ribellioni determinano il riprodursi di classi dirigenti sempre più mediocri e disattente ai problemi della gente comune. È il caso dell'Italia, che passa dai ribelli padri fondatori della Repubblica al progressivo affermarsi della "casta", povera di valori e di utopie...